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Comitato genitori e insegnanti x la scuola pubblica – Padova e Provincia

Posts Tagged ‘prove Invalsi’

Prove Invalsi 2011/2012, stabilite le date

Posted by comitatonogelmini su 13 ottobre 2011

da La Tecnica della Scuola
13 ottobre 2011
Rese note, dopo l’incontro di ieri tra le organizzazioni sindacali e i rappresentanti del Miur, le scadenze per lo svolgimento delle prove Invalsi relative all’anno scolastico 2011/2012
Durante l’incontro sono state presentate le direttive già firmate dal Ministro e la bozza di circolare di accompagnamento
Le due direttive sono la n. 87 (Criteri per la predisposizione da parte dell’Invalsi  dei testi della prova scritta a carattere nazionale nell’ambito dell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione, a.s. 2011/12) e la n. 88 (Obiettivi delle rilevazioni nazionali Invalsi sugli apprendimenti degli studenti, a.s. 2011/12) entrambe datate 3 ottobre 2011

Ecco le date fissate per lo svolgimento delle prove
                         
8 maggio 2012:
Classe II Secondaria di secondo grado: prova di Italiano, di Matematica e questionario studente
                         
9 maggio 2012:
Classe II Primaria: prova preliminare di lettura (prova scritta a tempo della durata di pochi minuti per testare la capacità di lettura/decodifica raggiunta da ciascun allievo) e prova di Italiano;
Classe V Primaria: prova di Italiano.
                         
10 maggio 2012:
Classe I Secondaria di primo grado: prova di Italiano, di Matematica e questionario studente.
11 maggio 2012:
Classe II Primaria: prova di Matematica;
Classe V Primaria: prova di Matematica e questionario studente.

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Invalsi 2010: il trionfo del sessismo biologico

Posted by comitatonogelmini su 6 Maggio 2010

dal sito del CESP di Bologna
6 maggio 2010

 

 

 

 

Quando si ha il potere di far esercitare tutti i bambini d’Italia nello stesso momento sullo stesso testo (potere che prima d’oggi, su bambini così piccoli, è stato solo del fascismo) è difficile resistere alla tentazione di fare propaganda alla propria visione del mondo. Così è stato anche per i test Invalsi di quest’anno. Quale occasione più ghiotta! Ecco infatti che l’esercizio di comprensione sul testo informativo è stato svolto a partire da un ‘simpatico’ brano intitolato “Nella casa di cera” tratto dal volume I segreti degli animali, del 1985 di Alessandro Minelli. L’incipit del testo è folgorante! Eccone una sintesi: tra i mammiferi, umani compresi, le comunità organizzate hanno struttura patriarcale: un vecchio maschio robusto ed esperto a capo del branco o della tribù, femmine che godono di molte libertà ma hanno una posizione subordinata. Poi si inizia a parlare di api…
Sarà stato il Presidente del consiglio in persona a scovare questa pietra miliare dell’etnologia sessista applicata anche alla società umana oppure dobbiamo questa sensibilità bio-pedagogica alla ministra Gelmini? Certo, dal punto di vista del brano si comprendono molto bene alcune vicende occorse da un anno a questa parte al Presidente del consiglio, ma occorreva davvero sottoporre questa excusatio non petita a tutti gli undicenni e le undicenni del regno?

PS: In realtà in calce al brano si precisa che il testo è “adatto”; presumendo che la parola corretta fosse “adattato”, ad ora non sappiamo se il sessismo biologico trionfante sia da attribuire allo stesso Minelli o all’arguto “adattore” dell’Invalsi.

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Invalsi: un test classista e razzista

Posted by comitatonogelmini su 5 Maggio 2010

di Alessandra Fava
da Il Manifesto
5 maggio 2010

 

A totale insaputa dei genitori, nel silenzio dei dirigenti scolastici e degli insegnanti, giovedì in tutte le scuole elementari e medie italiane parte una schedatura razziale e sociale: insieme a test di matematica e italiano dotati di un codice alfanumerico che permette di risalire al singolo studente, i minori saranno chiamati a compilare anche un questionario con informazioni legate alla vita privata e familiare. Si tratta di una rilevazione statistica promossa dall’Invalsi, (l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, sotto il controllo del ministero dell’Istruzione), già tentata negli scorsi anni a macchia di leopardo ed estesa invece ora a tutti gli alunni delle seconde e quinte elementari e prime e terze medie, per un totale di circa un milione e 700 mila studenti, 88 mila classi in 9.700 scuole, con supervisori in 2.800 scuole. Spesa complessiva 6 milioni e 600mila euro. Mentre i sindacati confederali tacciono, i Cobas e alcuni osservatori sull’istruzione contestano i test per diversi motivi: primo, non sono obbligatori visto che non esiste una direttiva ministeriale che li definisca tale, ma sono stati imposti dall’alto ai dirigenti con una circolare di un dirigente dell’Invalsi. Secondo, quei test serviranno a decidere lo stipendio degli insegnanti, schedare la gente, soprattutto contare la popolazione immigrata e comunque segnano la fine di una scuola universale, prevista dalla nostra Costituzione. Per ora i fini ultimi della ricerca sono nebulosi. Sul sito dell’Invalsi apprendiamo che il 6 maggio 2010 si svolgerà la prova di italiano e l’11 quella di matematica nelle seconde e quinte elementari e che il 13 maggio si faranno in prima media. Poi a giugno, abbinato all’esame di terza media ci sarà anche un test per i ragazzi del terzo anno. Il prossimo anno scolastico l’esperimento sarà allargato alla seconda superiore e in seguito magari alla quinta. Quindi in futuro l’apprendimento di uno scolaro italiano verrà monitorato sei volte. I primi aspetti preoccupanti sono relativi alla privacy. In uno dei moduli consegnato in una classe, recapitato ai genitori e reperito dal manifesto, una direzione scolastica dice che intende «raccogliere informazioni, non rilevate all’atto della prima iscrizione, che servono a livello statistico» e che i dati saranno conservati secondo le norme della privacy. I moduli prevedono che oltre a nome, cognome, classe e sezione dell’alunno i genitori scrivano luogo di nascita dello studente, della madre e del padre, se lo studente non è nato in Italia indicare l’età di arrivo in Italia, la frequentazione dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia e poi titolo di studio del padre, della madre e professione del padre e della madre. Il dirigente di quella scuola a un genitore sospettoso ha risposto: «Ho preparato io il modulo e l’ho immesso in rete per i colleghi di altre scuole. L’uso sarà strettamente interno». Bugia: i moduli saranno abbinati ai test Invalsi fatti dall’alunno. «Siccome negli anni scorsi secondo le ricerche Invalsi le scuole del Sud erano più brave di quelle del Nord perché gli insegnanti avevano fatto copiare, dallo scorso anno hanno deciso di rilevare anche la condizione sociale ed economica delle famiglie – spiega Serena Tusini dei Cobas scuola toscani – i questionari sono tutt’altro che anonimi perché le domande fatte ai genitori portano nome, cognome, classe del figlio e i test e il questionario allo studente ha dei codici alfanumerici con i quali si può risalire al singolo alunno». I dirigenti scolastici si sono allineati al sapienziometro e in rete si trovano anche delle simulazioni per le prove Invalsi. Anzi in alcune classi hanno già fatto delle prove. Un direttore piemontese sostiene che «servirà a capire come vanno gli studenti di una certa scuola e se il loro grado d’istruzione è correlato col livello sociale della famiglia. Poi acquisiamo dati nuovi, ad esempio da quanti anni è in Italia uno straniero. Magari serviranno a ripartire meglio i fondi, oggi distribuiti solo con la logica di 8 euro all’anno a studente. Insomma non c’è niente di male nei numeri». Peccato che chiedano anche: hai un allarme in casa? «Il loro progetto è il Grande fratello e il controllo del rendimento scolastico – dice Gianluca Gabrielli del Centro studi per la scuola pubblica, un think thank culturale nato nel 2000 dai Cobas che aggrega genitori e insegnanti non solo dei sindacati di base – vogliono la schedatura totale di ogni bambino e famiglia». Com’è facile leggere sul sito Invalsi, lo scorso anno allo studente di seconda elementare si chiedeva: quanti libri hai in casa? Con chi vivi? Hai una camera tua? Studi con delle enciclopedie in dvd? «Vogliono seguire un alunno dalle elementari alle superiori e misurare la produttività con un modello toyotista – commenta ancora Tusini dei Cobas toscani – questo distruggerà la scuola italiana che finora non è stata massificata ma rivolta alle necessità del singolo». Il Centro studi per la scuola pubblica intanto diffonde in rete un documento prodotto per Invalsi a dicembre da Daniele Checchi, Andrea Ichino e Giorgio Vittadini, dal titolo Un sistema di misurazione degli apprendimenti per la valutazione delle scuole: finalità e aspetti metodologici (vedi http://www.invalsi.it/snv0809/documenti/INVALSI_2008.pdf), dove si parla espressamente di «disegnare un sistema di incentivazione che premi i singoli operatori della scuola in funzione del conseguimento di obiettivi relativi agli studenti» e parallelamente di agire su «a) Reclutamento e rimozione dei presidi sulla base della performance ottenuta. b) Reclutamento e rimozione degli insegnanti» fino in casi estremi «all’accorpamento o alla chiusura della scuola». Più chiaro di così. L’ultima questione è che il sistema statistico prevede anche aggiustamenti tra Nord e Sud per riparametrare dati sospetti di falsificazioni. Per cui anche il sistema di ricerca non sembra dei più affidabili. Garantirà però di avere molte informazioni sensibili sulla popolazione scolastica immigrata. Morale: «Noi sosteniamo che i colleghi si devono riappropriare delle proprie competenze. E se sono così abbruttivi da non potersi opporre allora chiediamo ai genitori di tenere i figli a casa il 6 e l’ 11 maggio per le elementari e il 13 per le medie», conclude Giua.

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Quanto “pesa” l’uovo di una gallina

Posted by comitatonogelmini su 30 marzo 2010

di Enza Lasaracina / da Retescuole / 30 marzo 2010


Su una scatola di spaghetti c’è scritto: -Spaghetti: Cottura 12 minuti per 500 grammi.
Per cuocere, secondo le indicazioni, 250 g. di spaghetti, quanti minuti sono necessari?

A) 9  B) 24  C) 12  D) 6

Quanto può pesare un uovo di gallina?
A) 250 g    B) 50 g    C) 5 mg   D) 1,5 hg

Da un’analisi di Pietro Lucisano ho copiato due domande delle prove Invalsi “sperimentali”

Se il contenuto delle domande alle quali a scuola si chiede di rispondere è questo, non dobbiamo meravigliarci che lo Stato (che siamo tutti Noi…) ami …la “prova del cuoco” da un decennio.
Se il contenuto dei commenti politici per le Elezioni amministrative di ieri può riassumersi nel titolo di un giornale in “Che goduria”, il pranzo con tanto di spaghetti, uova e acqua delle sorgenti del Po è servito.

Ma torniamo all’uovo: quanto pesa?
Devo ammettere la mia ignoranza: pur amando la buona cucina, non mi sono mai chiesta “quanto pesa” un uovo di gallina.
Mi capita, però, che, sbattendo le uova per una crostata, mi perdo a “pesare” le parole di un libro di Camilleri, e magari mi metto a ridere da sola cercando di pronunciare in Siculo: “Montalbano sono!”, e magari infornando la mia crostata mi metto a cantare una canzone napoletana, e magari aspettando la cottura della crostata mi metto anche ad accennare qualche passo di tarantella…

Insomma, pur vivendo da trent’anni in Emilia Romagna mi prende spesso il mio substrato meridionale.

Ma torniamo all’uovo: quanto pesa?
Vado sul dizionario etimologico e leggo che “pesare” ha la stessa radice latina di “pensare”…
Allora, torno alle prove Invalsi e mi chiedo: è mai possibile che la verifica e la valutazione dei nostri allievi debba passare per un tale “item”?
Che cosa devono imparare a “pesare” i nostri ragazzi? Che sono in definitiva il nostro futuro?
E’ chiaro: quanto pesa un uovo di gallina e in quanto tempo cuoci 250 grammi di spaghetti…

Se sei impegnato a “pesare” ciò, non ti accorgi che in molti, troppi, sono saliti sul “Carroccio del vincitore” (v. vignetta di Vauro); non ti accorgi che molti, troppi, celebrano riti medioevali giurando con la mano su idoli neogotici; e –soprattutto- non ti accorgi che il neogotico avanza insinuandosi nelle abitudini dei nostri ragazzi con giochi non soltanto virtuali che chiaramente si ispirano al Medioevo; e –per finire- non ti accorgi che all’ombra dei campanili si celebrano criminali riti che si pensava fossero un retaggio dell’anno Mille…

Se sei impegnato a “pesare” l’uovo tutti i santi giorni con l’aiuto della maga di turno e a verificarne l’attendibilità persino con “prove oggettive di profitto”, non possiamo poi non capire che molti, troppi, appena visti i risultati delle Elezioni amministrative appena fatte, non abbiano avuto alcun dubbio nello scrivere a caratteri cubitali “Che goduria”.

Passata la “prova del fuoco” delle Elezioni di ieri, figuriamoci, poi, se non sia il caso di riprendere a studiare la Storia, la Storia dell’Arte e la Geografia!

Ma pare che ciò non serva ai molti, troppi, che ieri l’hanno spuntata…

Altro che tarantella…

Ah, Calamandrei!

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Aziz e Li Li alle prove INVALSI

Posted by comitatonogelmini su 13 febbraio 2010

di Elio Gilberto Bettinelli
da ScuolaOggi
 
 

 

 

Dunque i risultati degli alunni stranieri nelle prove INVALSI sono peggiori di quelli degli italiani, in maniera significativa per quanto riguarda l’italiano in seconda classe, con una distanza di ben 10,2 punti; un po’ meno per la matematica dove la distanza dagli esiti dei compagni italiani si riduce a 5,6 punti. In classe quinta però le distanze si riducono a 7,2 punti per la lingua e a 4,8 per la matematica, dato quest’ultimo considerato di fatto non significativo. E’ vero che i dati raggruppano gli stranieri in un’unica categoria senza distinzione fra nati in Italia o all’estero, fra neo-arrivati e presenti da lungo tempo, ragion per cui gli esiti vanno considerati con estrema cautela, come giustamente è scritto nella stessa relazione INVALSI. Gli estensori del rapporto, per questa ragione, rinviano ad ulteriori elaborazioni, ancora in corso, che tengano conto di tali specificità. Che non si debbano azzardare generalizzazioni a proposito degli esiti degli alunni stranieri è richiesto anche per un’altra ragione: gli alunni stranieri sono stati il 3,5% del campione complessivo degli alunni testati in seconda, il 5,4% in quinta; percentuali assai distanti da quelle degli alunni stranieri nelle scuole primarie italiane che era complessivamente del 7,7% nell’a.a. 2007/2008 (ultimi dati ufficiali del Ministero), e presumibilmente di quasi il 9% nel 2009.

Nonostante corretti distinguo e inviti alla cautela, pare essere già partita la litania allarmista e ideologica di cui anche l’onorevole Aprea, nel recente seminario di presentazione dei dati INVALSI presso l’Università Bicocca, ha cantato purtroppo qualche strofa (e ci dispiace, perché l’insieme del suo discorso è stato pacato e ragionevole benché con alcune omissioni delle responsabilità governative): i dati dimostrerebbero che ciò che si fa attualmente non è funzionale all’apprendimento degli alunni stranieri, che l’inserimento “selvaggio” nelle classi li danneggia (e fin qui nulla da eccepire) che, dunque, occorre far cadere “tabù” e pregiudizi per sperimentare nuove forme di supporto… Quali? Ma naturalmente gruppi o classi di accoglienza per alunni stranieri neoarrivati, prima di inserirli nelle classi comuni: le talpe di Cota non cessano un minuto di lavorare. Dopo le quote in salsa lombarda si riaprirà adesso, anche per ragioni elettorali, il fronte delle classi ponte ? Occorre ricordare che stiamo parlando della scuola primaria, non della secondaria di secondo grado ove il problema della competenza in italiano L2 si pone in maniera differente.
 
Ovviamente i dati non consentono di pigiare la mano sull’altro tasto, caro ai sostenitori delle classi ponte, del danno che la presenza degli alunni stranieri porterebbe in qualche modo anche agli italiani. Non si può perché essi ci dicono che nelle regioni del Nord, ove la presenza di immigrati è molto consistente, i risultati complessivi sono più alti, drammaticamente più alti – in seconda e in quinta, in italiano e in matematica – di quelli delle regioni meridionali, dove la loro presenza è assai inferiore se non addirittura irrilevante. Ma se, pur con tutte le cautele del caso, confrontiamo gli esiti degli alunni stranieri in seconda e in quinta (si veda sopra) dovremmo ricavare che qualcosa la scuola fa: riduce le distanze; pur rimanendo, per l’italiano, significative sono comunque inferiori rispetto alla seconda classe. E lo fa in assenza di una politica scolastica che definisca risorse certe, stabili e sistematiche per l’insegnamento dell’italiano L2. Lo fa con uno sforzo integrativo e inclusivo che andrebbe sostenuto non solo con i fondi contrattuali per le scuole a forte flusso migratorio ma anche con risorse ministeriali che, promesse nella recente circolare sulle quote, però non si vedono all’orizzonte.

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